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L’area del Bosco della Canicella è una delle più ricche di risorse ambientali-paesaggistiche del sud della Basilicata. Il Bosco della Canicella si estende in unico corpo su di una superficie di circa 400 ettari, in un contesto con elevate caratteristiche di naturalità, posto a Sud-Est del Massiccio del Sirino, si insinua fino alle propagini inferiori del Massiccio, incastonato tra Fiume Sinni ed il Torrente Cogliandrino, domina la vallata e la diga costruita alla confluenza dei corsi d’acqua citati. Caratteristico è il Mulino della Masseria Forte, a margine del bosco e di origini antichissime, che testimonia l’alta produttività di questa area ricca di processi produttivi, popolata di neviere, pascoli, mulini, caseifici, edicole e cappelle.
La quota è variabile dai 750 c s.l.m. ai 1034 m s.l.m. ed è stato sfruttato da sempre come risorsa per la legna, la caccia, il pascolo, etc., molte sono le piste forestali all’interno che vengono utilizzate oggi come percorsi naturalistici ed utilizzate un tempo dai sovrani Borbone che onoravano le loro frequentazioni del Sirino. Tra i tanti usi c’è quello ricreativo presso il “Piano Malerba” come teatro delle gite fuori porta della domenica o delle festività Pasquali e/ ferragostane, o quelli che lo attraversano in cerca di funghi o di altre prelibatezze del sottobosco.

Caratteri vegetazionali
Il Bosco della Canicella risulta costituito da popolamenti in evoluzione naturale derivanti dai pregressi tagli colturali, dalla struttura di cedui invecchiati o in abbandono colturale con polloni relativamente grossi a dominanza di Faggio (fagus sylvatica) con partecipazione subordinata alle quote più basse e soleggiate di Cerro (quercius cerris) e nelle posizioni più umide, lungo le sponde del fiume Sinni e lungo i margini dei fossi affluenti vi è la presenza di Ontano Napoletano (alnus cordata), a questi si consociano, sparsi, esemplari di Agrifoglio (ilex aquifolium) e nella zona più meridionale, singoli esemplari di Castagno (castanea sativa). All’interno del bosco vegetano altresì numerosi nuclei artificiali di conifere costituite da Digliasia (pseudo tsuga menzieseii), Pino nero (pinus nigra), Pino Strobo (pinus strobus) e Abete bianco (abies alba). Lo starto erbaceo è costituito in prevalenza da grami nodi nelle zone più soleggiate e da felci (dryopteris) e pungitopo (rusus aculeatus) nelle zone più umide, tende poi a rarefarsi con l’aumentare della copertura arborera. All’interno dell’area attrezzata per la fruizione turistica, vi è la presenza di esemplari di Noce (juglans regia), Ontano napoletano e Pero selvatico (pyrus pyraster) in buone condizioni vegetative. In prossimità della stessa area, ancora in posizione sud, la componente arborea lascia il posto in una fascia limitata a consorzi di neoformazione arbustivi costituiti da ginestreti a prevalenza di ginestra dei carbonai (cystus scoparsi) e consorzi di mantello con Prugnolo (pranus spinosa), Biancospino (crataegus monogyna), rose selvatiche (rosa canina) e rovi (robus sspp) nelle zone più umide.

Caratteri faunistici
Le principali presenze faunistiche che è possibile rinvenire nell’area in oggetto sono quelle del cervo volante (lucanus cervus l.) che è il più grosso coleottero d’Europa, le cui larve si nutrono dei tronchi marcescenti e la Trota Fario, ancora rinvenibile nelle acque ossigenate dell’alto corso del Sinni. Nella faggeta montana si possono intravedere uccelli come il codirossone, il cui maschio ha una vistosa livrea con testa e collo di colore blu e le parti inferiori e la coda di colore arancio.
Maurizio Mastroianni

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